lunedì 3 agosto 2009

Piccoli pensieri... cavallereschi...


Salve a tutti,

il caldo di questo periodo ed i numerosi impegni lavorativi e rievocativi mi hanno preso molto tanto da non essere cosi lucido nei pensieri. Come ben sapete ho ripreso la gestione del mio libro sulla cavalleria e sto trovando molte difficoltà, non essendo uno scrittore, a gestirlo nel migliore dei modi.

Lo leggo e rileggo, apportando molte modifiche che ne compromettono la fluidità. Sono davvero tanti gli argomenti che sto toccando e forse dovrei valutare la possibilità di dividere la composizione in piu’ parti. Ma ogni volta che serenamente mi ci metto, mi rilasso e sto bene con me stesso. Purtroppo descrivere la mia esperienza in merito alla cavalleria e cioè di come l’ho vissuta e la sto cercando di comprendere, è molto arduo, specialmente poi quando ho sul mio cammino diverse delusioni inerenti incomprensioni sull’identità cavalleresca. Siamo troppo abituati al “mito” e molto spesso si perde la VIA sincera della Cavalleria Tradizionale. Cerco umilmente prima di tutto ci mettere pace nei miei pensieri e poi cercare con gli altri di crescere.

Vedo in coloro i quali con me hanno iniziato questo cammino, che diventa molto probabile abbandonare la Via prima ancora di averla intrapresa. Domande del tipo…”ma io da Cavaliere non so cosa fare, non mi cambia me stesso essere semplice uomo o Cavaliere” e cose di questo tipo, mi lasciano decisamente perplesso, perché erroneamente si ha la convinzione che essere cavalieri significa godere di se stessi e tenere tutto per se, in una Via personale. Niente di piu’ sbagliato.

La Via cavalleresca è comune, e messa a disposizione del prossimo, non si può assolutamente disporre della conoscenza senza cercare di diffonderla. Ed è poi una Vocazione: l’uomo che si sente investito di tale onere ed onore, deve “sentire” dentro di se questa gioia di crescere. Se la cosa invece è sterile e forzata, la si perderà in breve tempo non dando il giusto significato. Vedo sorridendo investiture di ogni tipo realizzate come se fossero degli show, con tanto di mogli ingioiellate e macchine da ripresa, per ricordare l’evento! Uno scempio! Una grande Blasfemia che si continua a non comprendere. L’investitura, se preparata secondo il canone, deve essere un momento intimo condiviso solo tra chi realmente comprende il peso di quel giuramento.

Ma dal giuramento in poi non è che spuntano le ali e si diventa cavalieri. Tutt’altro! Ma deve essere concepito come un “inizio2 di un arduo cammino che porterà, soprattutto all’inizio grandi problemi con se stesso e gli altri. Nessun Maestro può trasferire il reale significato della cosa, visto che solo dentro il nostro cuore possiamo vedere quella fiammella accesa che ci da la forza di riflettere.

Sto vaneggiando… ma dovevo sfogarmi e chi mi sta seguendo, forse lo aiuterà a comprendere le mie parole.

Un inchino

Fr. Roberto C.

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