sabato 24 ottobre 2009

Le Armi, i Cavalli, l'oro...


Cari amici e sostenitori,

il mio consueto appuntamento di sabato con mia figlia in libreria mi ha portato questa volta ad acquistare un ottimo libro di Duccio Balestracci

Le armi, i cavalli, l’oro
Giovanni Acuto ed i condottieri nell’Italia del trecento


Da poco ho finito di recensire Guglielmo il Maresciallo per la nostra rivista n. 3 di Scherma Medievale e seguendo questo filo conduttore mi son trovato casualmente tra le mani questo libro che conoscevo di nome. Dall’ultima promozione del libro della Frale son passate due settimane e devo dire che al contrario delle aspettative, l’opera della Frale sulla Sindone è stato molto ma molto interessante.

Ci sono in giro autori della domenica che invece con i loro Blog esternano assurde elucubrazioni sulla falsità della Sindone o sull’eresia dei Templari, ma la loro attendibilità è pari ad un produttore di fil porno. Ho amici che mi chiamano, mettendomi in evidenza tali pubblicazioni che mi fanno rabbrividire tanto sono puerili e ignoranti. E dire che all’inizio avevano avuto da me molto credito, ma poi quando ci si accorge che sono manovrati dagli oscuri allora tutto il discorso cambia e da una prima condanna della Massoneria, son passati invece a difenderla con recensioni e stupidate varie.

Vabbè… sto uscendo fuori tema e scusate lo sfogo.

Ma veniamo alla recensione che ho trovato in rete:

Tra biografia e racconto d'armi, le vite di John Hawkwood, soldato inglese ribattezzato Giovanni Acuto, e dei condottieri al soldo. Attraverso la vita eccezionale di colui che è stato il più grande, stimato e temuto condottiero al soldo dei fiorentini, l'autore descrive le esistenze dei cavalieri e guerrieri mercenari, l'apprendistato delle armi, la struttura delle compagnie, il rapporto con la gente e i committenti, il denaro, gli strumenti del mestiere e la trasformazione delle compagnie di ventura in eserciti regolari.

Vediamo un po’ di storia presa da wikipedia…..

Nel 1360 venne in Italia, dove fu al servizio prima di Firenze e in seguito di Bernabò Visconti, del quale sposò una figlia illegittima nel 1377. Poco dopo sciolse l'alleanza anti-papale, provocando l'ira dei Visconti: dopo un acceso diverbio con il duca, egli firmò un trattato di amicizia ed alleanza con la Repubblica di Firenze.
Poi combatté per Pisa e per il papa Gregorio XI nella guerra degli otto santi che contrapponeva lo Stato Pontificio a Firenze: in questo conflitto egli si mise in luce nella distruzione della città di Cesena, da lui eseguita nel febbraio del 1377. Passò poi dalla parte degli Angioini di Napoli contro quelli di Durazzo e contro Gian Galeazzo Visconti.
Nel 1381 il re inglese Riccardo II lo nominò dapprima baronetto e poi ambasciatore presso la Santa Sede. Da quel momento Giovanni Acuto visse nel paese natio, per poi tornare in Italia ancora contro i Visconti.


Di questo periodo, è famosa la battaglia di Castagnaro (1387), considerata una delle grandi battaglie dell'epoca dei capitani di ventura: Giovanni Ordelaffi e Ostasio da Polenta, che combattevano per Verona, furono sconfitti da Giovanni Acuto e Francesco Novello Carraresi, che combattevano per Padova.
Giovanni Acuto si mise infine al servizio di Firenze, che gli concesse quale residenza il Castello di Montecchio Vesponi, presso Arezzo, in Val di Chiana ed ebbe in dono anche il castello della Rocchetta, nei pressi di Poggibonsi, che sovrasta la strada per Siena e una tenuta con castello a San Donato in Polverosa .


Giovanni Acuto morì nel 1394 a Firenze, nel cui Duomo venne sepolto con grandi onori. In seguito, le spoglie furono traslate nella città natale dal figlio, su invocazione del sovrano inglese Riccardo II.


In sua memoria la città di Firenze commissionò il celebre ritratto equestre a Paolo Uccello, capolavoro eseguito nel 1436 e conservato nel duomo ov'era tumulato il condottiero, recante l'iscrizione: "Joannes Acutus Eques Britannicus Dux Aetati Suae Cautissimus Et Rei Militaris Peritissimus Habitus Est".

Datemi dunqua un paio di settimane per farvi sapere com'è....


Saluti



Roberto da Amalfi



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